venerdì 28 settembre 2012

Come si identificano i cadaveri


In Italia ai problemi economici, sociali, familiari, bisogna aggiungere il problema del ritrovamento dei resti umani o cadaveri.
Si parla di cadavere nel momento in cui avviene l’accertamento della morte, prima di esso si parla di salma in quando nel corpo umano sono assenti le funzioni vitali.
Nel mondo odierno, con la crescente immigrazione e il cambiamento dei legami familiari, il numero delle persone scomparse e di conseguenza i cadaveri sconosciuti tendono ad aumentare.
Se si ha di fronte un cadavere si parla di identificazione quando l’attività è diretta a stabilire l’identità di una persona comprendendo il suo processo psicologico che avviene in età infantile.
L’identificazione di tali resti forniscono un contributo importante alle indagini giudiziarie di tipo penale, civile ma anche in ambito sociale, morale, oltre a restituire un’identità anagrafica a un cadavere non identificabile per motivi che vanno dalla decomposizione alla carbonizzazione passando alla scheletrizzazione.
Il primo passo che si deve fare, quando si ha di fronte un resto compromesso è quello della diagnosi di specie, in modo da capire se si tratta di resto umano o animale, successivamente si passa alla diagnosi di età e di sesso tramite l’antropologia, attraverso il confronto dei tessuti molli e ossa,  l’odontologia, con l’esame dei denti comparando i dati post mortem e ante mortem.
Una volta terminate le varie diagnosi si procede con la ricostruzione facciale e la divulgazione dell’identikit chiamato anche “profilo biologico”.
Non bisogna dimenticare l’importanza delle impronte digitali, in quanto possiedono un elevato potere individualizzante. Al giorno d’oggi, non importa se si ha di fronte delle impronte danneggiate perché grazie all’evoluzione tecnologica e scientifica, possono essere ripristinare con l’utilizzo di accorgimenti chimici.
La tecnica dell’identificazione dei cadaveri è una delle varie tecniche usate nella scienza forense che aiutano chi lavora nel mondo delle investigazioni a capire chi e cosa hanno di fronte.

Capire meglio l'INDICE GULPEASE


Il Gruppo Universitario Logistico e Pedagogico, conosciuto come INDICE GULPEASE, consiste in un indice di leggibilità di un testo della lingua italiana.
Definito nel 1988 da Tullio De Mauro, docente universitario dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, sottolinea, attraverso una formula contenete due variabili: la lunghezza delle parole e la lunghezza della frase rispetto alle lettere contenute nel testo, la poco o la alta leggibilità.
Si è arrivati ad una definizione di tale indice, dopo verifiche fatte su diverti tipi di lettori, formulando così una scala d’interpretazione ricavata dalla relazione tra i risultati della formula con il grado di scolarizzazione del lettore.
La formula GULPEASE ha il vantaggio di calcolare la lunghezza delle parole in lettere, consentendo di realizzare una versione informatizzata della formula denominata Èulogos SLI, l’unico problema che si è presentato in questo sistema è la punteggiatura, in quanto bisogna stabilire l’inizio e il fine di ogni frase; infatti la soluzione adottata, è la ricostruzione di un modello del testo in analisi e su quel testo stabilire i punti di fine frase, consentendo così di dare più affidabilità all’indice GULPEASE.
Non bisogna dimenticare una delle regole più importanti per chi scrive: mimetizzarsi nel lettore, che può essere di alto o di basso livello di istruzione; perché essere semplici nello scrivere permette al lettore di non interpretare in malo modo il significato del testo.