In
Italia ai problemi economici, sociali, familiari, bisogna aggiungere il
problema del ritrovamento dei resti umani o cadaveri.
Si
parla di cadavere nel momento in cui avviene l’accertamento della morte, prima
di esso si parla di salma in quando nel corpo umano sono assenti le funzioni
vitali.
Nel
mondo odierno, con la crescente immigrazione e il cambiamento dei legami
familiari, il numero delle persone scomparse e di conseguenza i cadaveri
sconosciuti tendono ad aumentare.
Se si
ha di fronte un cadavere si parla di identificazione quando l’attività è
diretta a stabilire l’identità di una persona comprendendo il suo processo
psicologico che avviene in età infantile.
L’identificazione
di tali resti forniscono un contributo importante alle indagini giudiziarie di
tipo penale, civile ma anche in ambito sociale, morale, oltre a restituire
un’identità anagrafica a un cadavere non identificabile per motivi che vanno dalla
decomposizione alla carbonizzazione passando alla scheletrizzazione.
Il
primo passo che si deve fare, quando si ha di fronte un resto compromesso è quello
della diagnosi di specie, in modo da capire se si tratta di resto umano o
animale, successivamente si passa alla diagnosi di età e di sesso tramite
l’antropologia, attraverso il confronto dei tessuti molli e ossa, l’odontologia, con l’esame dei denti
comparando i dati post mortem e ante mortem.
Una
volta terminate le varie diagnosi si procede con la ricostruzione facciale e la
divulgazione dell’identikit chiamato anche “profilo biologico”.
Non
bisogna dimenticare l’importanza delle impronte digitali, in quanto possiedono
un elevato potere individualizzante. Al giorno d’oggi, non importa se si ha di
fronte delle impronte danneggiate perché grazie all’evoluzione tecnologica e
scientifica, possono essere ripristinare con l’utilizzo di accorgimenti
chimici.
La
tecnica dell’identificazione dei cadaveri è una delle varie tecniche usate
nella scienza forense che aiutano chi lavora nel mondo delle investigazioni a
capire chi e cosa hanno di fronte.
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