venerdì 30 novembre 2012

IL LABORATORIO DI ANTROPOLOGIA E ODONTOLOGIA FORENSE

Il fiore all’occhiello della medicina legale in Italia è il Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense conosciuto maggiormente con l’acronimo LABANOF

Nato nel 1995 opera presso il DMU dell’Università degli studi di Milano, vanta i migliori specialisti, formando un equipe imparagonabile. 

Lo staff, infatti, è composto da medici legali, antropologi, biologi, odontologi forensi e naturalisti, che si occupano del recupero e dello studio di resti umani, dell'identificazione del vivente, della costruzione del profilo biologico di sconosciuti con ricostruzione facciale, dell’ identificazione di cadaveri, delle ricostruzioni dinamiche di delitti in 3D, della valutazione dell'età biologica di viventi ai fini dell'imputabilità e molto altro… 


Il LABANOF inoltre collabora da anni con la trasmissione "Chi l'ha Visto", con la "DoeNetwork" (associazione americana che si dedica ai cadaveri senza nome) e con l'Associazione Penelope (persone scomparse). È stata creata una banca dati con la partecipazione con il Museo Archeologico di Milano e con la Sovrintendenza dei Beni Archeologici della Lombardia con lo scopo di studiare l’evoluzione sociale e lo stato di salute della popolazione lombarda. Si sta lavorando per creare una banca dati nazionale per dare un nome sia alle persone scomparse che ai cadaveri; fino a questo momento tale iniziativa è stata realizzata e gestita sul sito ufficiale del LABANOF. 

Senza dubbio un sito facile da consultare, ben organizzato e utile perché risponde ad ogni domanda in maniera molto chiara. Per ulteriori informazioni, consiglio di visitare il sito:  www.labanof.unimi.it/

mercoledì 21 novembre 2012

Sicurezza in Rete. Google SafeSearch: filtraggio di contenuti discutibili

Costruire un ambiente protetto e privo di pericoli per i più giovani che navigano nel web, ora è più semplice grazie a “Safesearch” ovvero “ricerca sicura”, il nuovo programma gratuito che Google mette a disposizione delle famiglie.

Si tratta, in sintesi, di un filtro che elimina la maggior parte di contenuti discutibili, rischiosi e inappropriati.

Attivare il servizio ed accedere agli altri prodotti che Google offre gratuitamente è molto semplice: innanzitutto serve un account, perciò si deve aprire un  account di Google, inserire i dati e seguire passo passo alcuni semplici passaggi.

È molto importante ricordare di andare alla pagina Google impostata in lingua inglese (google.com) perché il servizio non è stato ancora attivato nella pagina italiana, ma una volta attivato Safesearch, i risultati funzioneranno in tutte le lingue.

In alto a destra nella pagina di Google si deve cliccare Search settings.

Nella pagina che compare, nella sezione “Safe SearchFiltering”, è necessario selezionare prima l’opzione “Use strict filtering” e successivamente cliccare su “Lock SafeSearch” cioè “blocco di Safesearch”. 

A questo punto si aprirà una nuova pagina con una scheda a lato da compilare digitando la propria e-mail e password cliccando infine su “sign in”. 

Se però non si ha un account Google, lo si può creare cliccando sulla voce in basso “Create an account now”. 

Nella pagina successiva si dovrà confermare il servizio facendo clic su “Look Safesearch”. Si capirà che la conferma al programma ha avuto successo quando, durante le ricerche successive compariranno quattro palline colorate in alto a destra. 

Attenzione, il filtro dovrà essere attivato per ogni browser!

Per ogni dubbio e per ulteriori informazioni suggerisco il video tutorial che presenta il servizio
 


BPA ovvero...l'analisi delle tracce di sangue

Vi siete mai chiesti quali tecniche e analisi gli agenti della polizia scientifica della più famosa serie televisiva americana CSI impiegano per la ricerca degli assassini? Perché fotografano e filmano anche la più piccola goccia di sangue sulla scena del crimine? E come mai spesso il sangue ritrovato durante il sopralluogo non ha sempre la stessa forma? 
Ebbene più di un secolo fa in Europa nacque il Bloodstain Pattern Analysis, più conosciuto con l’acronimo BPA, cioè una disciplina criminalistica che studia numerosi fattori delle tracce ematiche quali: la forma, la quantità, la distribuzione e la posizione delle gocce di sangue sulla scena del crimine. La funzione della BPA ha un valore aggiunto per la ricostruzione della dinamica del reato perché consente d’individuare la posizione spaziale della vittima e del reo al momento del crimine. Questa disciplina si fonda non soltanto sulla semplice osservazione, ma anche sulla biologia, sulla fisica e sulla matematica. La biologia perché il sangue è un tessuto biologico composto da plasma, cellule, piastrine, globuli bianchi e globuli rossi. La fisica perché il tragitto della goccia ematica dipende dalla gravità, dall’attrito e dalle leggi che regolano la tensione del substrato. La matematica perché calcolando l’ angolo d’impatto  si può risalire grazie alle equazioni del moto al punto di origine. Per determinare questo punto si traccia la prosecuzione degli assi maggiori delle macchie, fino a vederne la convergenza. Se a questo si aggiungono le informazioni sull’angolo d’impatto, si ottiene una ricostruzione completa in tre dimensioni. L’angolo d’impatto e la velocità d’impatto sono i parametri fisici che, insieme all’attrito dell’aria e alla forza di gravità, permettono di determinare la traiettoria della goccia ematica.
La forma delle tracce di sangue sulla scena del crimine riveste una notevole rilevanza:

 la gocciolatura è una piccola quantità di sangue, che assume la forma di clava e/o punto esclamativo  se cade da un soggetto in movimento; la parte più sottile, ossia l’estremità appuntita è opposta alla direzione di provenienza del sangue;

la colatura è la traccia conseguente alla caduta su un substrato inclinato;

la pozza è una traccia ematica estesa, che si può trovare completamente o parzialmente sotto il corpo da cui è originata;

la pozza prende il nome di gora se il substrato è inclinato;

spruzzi e schizzi sono il risultato di una proiezione di sangue su una superficie, che prendono la forma di macchioline rotondeggianti o puntiformi, qualora il sangue sia proiettato con forza su una superficie; 

le tracce secondarie sono originate dal successivo trasporto sul substrato da cui si rivengono, spesso caratterizzate dal fatto che il sangue assume una distribuzione disomogenea e non uniforme.

Tutti questi tipi di tracce hanno una spiegazione ed un’origine ben precisa. La forma della goccia ematica è il punto di partenza fondamentale per poter determinare l’angolo d’impatto: gocce piccole sono prodotte da eventi più traumatici come ad esempio le armi da fuoco o dei corpi contundenti molto veloci, forme più grandi vengono prodotte generalmente  da colpi più lenti. 

In "Interpretation of bloodstain evidence at crime scenes" William Eckert e Stuart James propongono un’ulteriore classificazione delle tracce ematiche:

impatto a bassa velocità: il sangue si muove lentamente(massimo 1,5 m/s) e le tracce di sangue presentano un’ampiezza pari o superiore a 3 mm. Si realizza per forze esterne e non si assiste ad una vera e propria dispersione della goccia;

impatto a media velocità: la velocità in questo caso è compresa tra 1,5 m/s e 7,6 m/s. Solitamente l’ampiezza è compresa tra 1 e 3 mm anche se possono essere prodotte gocce più grandi e più piccole. Queste tracce sono le più comuni e sono spesso prodotte da traumi contusivi da oggetti ottusi come colpi con bastoni, martelli, pietre, pugni…

impatto ad alta velocità: la velocità è superiore ai 30 m/s e a causa della piccola dimensione delle gocce, che non superano il millimetro, queste attraversano soltanto una piccola distanza, non superiore al metro. Le goccioline prodotte da questo tipo d’impatto generano una dispersione simile alla nebulizzazione. Esse vengono prodotte da traumi cagionati dall’impatto di agenti balistici, da esplosioni…
I colpi d’arma da fuoco generano schizzi proporzionali alla velocità d’impatto del proiettile, che trasferisce la sua energia cinetica ai tessuti. Gli schizzi che si creano si disperdono con una forma conica e si suddividono in Forward spatter e Back spatter, ovvero, spruzzo in avanti e spruzzo indietro. Il primo è associato al foro di uscita, il sangue infatti segue la forza e la direzione del proiettile per poi disperdersi verso le superfici; i Back spatter sono associati al foro d’ingresso del proiettile e sono spruzzi causati dai gas compressi che restano imprigionati fra la cute e le ossa e provocano l’espulsione di materiale biologico dal foro stesso.
Non si notano delle differenze sostanziali tra i primi e i secondi, anche se i Forward spatter sono solitamente più densi e posti in maniera simmetrica, mentre nei Back spatter si può notare la presenza di materiale biologico diverso dal sangue come frammenti di osso e tessuto; se la distanza tra l’arma da fuoco e il corpo è ampia si nota che il back spatter può essere completamente assente.
La Polizia Scientifica, presso l’Unità per l’Analisi dei Crimini Violenti, ha prodotto un software denominato AnTraGoS (“Analisi delle Traiettorie delle Gocce di Sangue”), permette l’analisi automatica delle traiettorie delle gocce di sangue e l’angolo d’impatto partendo dai dati metrici ottenibili dall’analisi delle fotografie scattate sul luogo del crimine. Questo programma informatico che utilizza un metodo scientifico per la ricostruzione di un evento criminoso, permette di ridurre i margini d’errore che possono essere presenti . Inoltre la polizia scientifica per le ricostruzioni tridimensionali usa uno scanner laser 3D, che permette di acquisire una nuvola di punti dell’ambiente ed è estremamente utile per definire il sopralluogo virtuale.

martedì 9 ottobre 2012

L'evoluzione della Ricostruzione Facciale


Una delle tecniche forensi usate in antropologia ai fini d’indagine per poi giungere ad un identikit è la ricostruzione facciale.
Tale tecnica può essere usata non solo per lo scopo d’indagine, ma anche per finalità storico-scientifiche, partendo dallo studio del cranio e dove è possibile dell’intero corpo, per poi passare alla ricostruzione dei muscoli.
La tecnica della ricostruzione facciale viene usata nel campo forense per identificare dei resti a cui non si può dare un volto, per poi concludere ad una rielaborazione dell’immagine ottenuta al computer, inoltre costituisce un modo di unire le diverse informazioni del profilo biologico in un’immagine intellegibile e facile da ricordare per chi la osserva.
La prima ricostruzione cranio-facciale è stata svolta dall’anatomista tedesco Wilder nel XIX secolo, egli ricostruì il viso di alcuni personaggi famosi, come Dante Alighieri, Bach; tali ricostruzioni furono importanti perché per la prima volta si cercò di capire la relazione tra la stesura ossea e i tessuti molli.
Al giorno d’oggi  le ricostruzioni facciali hanno una definizione migliore rispetto al passato grazie alle tecniche in 2D e 3D; tali tecniche non possono essere considerate definitive, dato il continuo evolversi della tecnologia.


venerdì 28 settembre 2012

Come si identificano i cadaveri


In Italia ai problemi economici, sociali, familiari, bisogna aggiungere il problema del ritrovamento dei resti umani o cadaveri.
Si parla di cadavere nel momento in cui avviene l’accertamento della morte, prima di esso si parla di salma in quando nel corpo umano sono assenti le funzioni vitali.
Nel mondo odierno, con la crescente immigrazione e il cambiamento dei legami familiari, il numero delle persone scomparse e di conseguenza i cadaveri sconosciuti tendono ad aumentare.
Se si ha di fronte un cadavere si parla di identificazione quando l’attività è diretta a stabilire l’identità di una persona comprendendo il suo processo psicologico che avviene in età infantile.
L’identificazione di tali resti forniscono un contributo importante alle indagini giudiziarie di tipo penale, civile ma anche in ambito sociale, morale, oltre a restituire un’identità anagrafica a un cadavere non identificabile per motivi che vanno dalla decomposizione alla carbonizzazione passando alla scheletrizzazione.
Il primo passo che si deve fare, quando si ha di fronte un resto compromesso è quello della diagnosi di specie, in modo da capire se si tratta di resto umano o animale, successivamente si passa alla diagnosi di età e di sesso tramite l’antropologia, attraverso il confronto dei tessuti molli e ossa,  l’odontologia, con l’esame dei denti comparando i dati post mortem e ante mortem.
Una volta terminate le varie diagnosi si procede con la ricostruzione facciale e la divulgazione dell’identikit chiamato anche “profilo biologico”.
Non bisogna dimenticare l’importanza delle impronte digitali, in quanto possiedono un elevato potere individualizzante. Al giorno d’oggi, non importa se si ha di fronte delle impronte danneggiate perché grazie all’evoluzione tecnologica e scientifica, possono essere ripristinare con l’utilizzo di accorgimenti chimici.
La tecnica dell’identificazione dei cadaveri è una delle varie tecniche usate nella scienza forense che aiutano chi lavora nel mondo delle investigazioni a capire chi e cosa hanno di fronte.

Capire meglio l'INDICE GULPEASE


Il Gruppo Universitario Logistico e Pedagogico, conosciuto come INDICE GULPEASE, consiste in un indice di leggibilità di un testo della lingua italiana.
Definito nel 1988 da Tullio De Mauro, docente universitario dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, sottolinea, attraverso una formula contenete due variabili: la lunghezza delle parole e la lunghezza della frase rispetto alle lettere contenute nel testo, la poco o la alta leggibilità.
Si è arrivati ad una definizione di tale indice, dopo verifiche fatte su diverti tipi di lettori, formulando così una scala d’interpretazione ricavata dalla relazione tra i risultati della formula con il grado di scolarizzazione del lettore.
La formula GULPEASE ha il vantaggio di calcolare la lunghezza delle parole in lettere, consentendo di realizzare una versione informatizzata della formula denominata Èulogos SLI, l’unico problema che si è presentato in questo sistema è la punteggiatura, in quanto bisogna stabilire l’inizio e il fine di ogni frase; infatti la soluzione adottata, è la ricostruzione di un modello del testo in analisi e su quel testo stabilire i punti di fine frase, consentendo così di dare più affidabilità all’indice GULPEASE.
Non bisogna dimenticare una delle regole più importanti per chi scrive: mimetizzarsi nel lettore, che può essere di alto o di basso livello di istruzione; perché essere semplici nello scrivere permette al lettore di non interpretare in malo modo il significato del testo.

giovedì 26 luglio 2012

CAPIRE LA TESTIMONIANZA OCULARE


Può capitare a tutti di essere testimoni di un evento in seguito al quale si verrà chiamati a testimoniare di fronte alle autorità giudiziarie, in tal caso il soggetto verrà definito “Testimone Oculare”. Nel diritto penale, con tale termine, si definisce una persona che sia a conoscenza di fatti relativi a probabili reati.
In questo frangente un individuo può venire sopraffatto da due effetti: effetto sorpresa e shock emotivo.

Questi due effetti incidono sulla concentrazione e sul ricordo di ciò che è accaduto. L’effetto sorpresa, in particolare, è una caratteristica importantissima per chi ascolta il testimone oculare o teste, in quanto egli tenderà a ricordare solo alcuni particolari ben definiti, come il tipo di arma o la situazione che si era creata, non ricorderà per nulla altri particolari rilevanti, come, per esempio, il volto dell’aggressore.
Bisogna tenere presente che tutto è accaduto in tempi brevissimi e la mente del soggetto farà fatica a memorizzare il gran numero di dettagli tipici di situazioni impreviste.
Per facilitare il ricordo saranno utili le domande che gli esperti porranno al testimone oculare, queste potranno agevolare il ricordo di alcuni particolari che la mente del soggetto ha immagazzinato quasi involontariamente.
Tali domande, tuttavia, possono essere controproducenti, perché a seconda di come verranno impostate, potranno influenzare il teste e  portare ad una versione dei fatti distorta o evocare un dettaglio inesistente.

Tornando al testimone oculare e all’impatto che ha con la scena del crimine, egli, condizionato dalle componenti descritte in precedenza, si concentrerà soprattutto su ciò che minaccia la sua sicurezza e la propria vita, come ad esempio un’arma puntata: tale concentrazione non gli permetterà di osservare e immagazzinare altri particolari che saranno importanti per le indagini.

Analizziamo il caso seguente.  In una giornata qualsiasi, nel percorrere la stessa strada di ogni mattina, ci imbattiamo in un rapinatore dai lineamenti asiatici, che ci trascina in una strada secondaria e ci punta un coltello sporco di sangue in pieno volto chiedendoci soldi.
In questo caso ricorderemo sicuramente il coltello sporco di sangue che ci sfiorava il volto e la richiesta fattaci dal rapinatore. Non ci ricorderemo di particolari che riguardano la strada secondaria in cui ci ha trascinati o il colore dei vestiti che egli indossava o di qualche particolare del volto utile a distinguerlo dalla gente asiatica che risiede nel paese. Ricordiamoci infatti che, per l’essere umano, è più difficile distinguere lineamenti facciali da  soggetti di etnia diversa dalla propria.

Questo esempio dimostra come successivamente condizionati, anche, dall’emozione del momento, dalla paura e dall’effetto sorpresa  causato da un evento violento ed inaspettato che interrompe la quotidianità, la nostra mente tende a immagazzinare e a trasferire in quella che viene definita “memoria a lungo termine” determinati particolari che possono essere rievocati a distanza di tempo.

Durante il trasferimento da memoria a breve termine a memoria a lungo termine del vissuto, ogni “interferenza”, per esempio durante le fasi di indagine o interrogatorio del teste, può essere controproducente e può evocare “falsi ricordi” o impedire di ricordare dettagli importanti ai fini giudiziari. 

BPA: L’ANALISI DELLE MACCHIE DI SANGUE PER LA RICOSTRUZIONE DI UN CRIMINE


La scena di un delitto è regolata da rigorose leggi della fisica, della chimica e della matematica. Conoscere queste leggi ci permette di raccogliere un enorme numero di dati utili per le indagini.
L’analisi di eventuali tracce di sangue e le loro caratteristiche possono fornirci numerosi dettagli sia qualitative sia quantitative utili per la ricostruzione di un evento, ma anche per la valutazione, l’interpretazione e la ricostruzione dell’origine dei fatti.

Tutto questo è racchiuso in una tecnica scientifica: BPA (Bloodstain Pattern Analysis) che permette, in base alle varie caratteristiche delle macchie di sangue riscontrate sulla scena del delitto, l’individuazione del punto di origine, la traiettoria e l’angolo d’impatto, in modo tale da poter ricostruire il fatto criminoso.

Nel momento in cui un’arma entra in contatto con un corpo vivente, le macchie di sangue si spargono in conformazioni molto diverse, a seconda dell’angolo di impatto: gocciolatura, colatura, pozza, spruzzi, schizzi. Queste, a loro volta, sono suddivise in base al tipo d’impatto, inteso come velocità della proiezione del sangue e possono essere: a bassa velocità in cui il sangue si muove lentamente e non avviene una dispersione della goccia (fino ad un massimo di 1.5 m/s); a media velocità dove la dimensione della goccia è piccola ed ovale con prolungamenti continui che indicano la direzione del volo (compreso 1.5 e 7.6 m/s); ad alta velocità queste sono estremamente piccole e nebulose (fino a 30 m/s).

Un ruolo fondamentale per avere una classificazione fedele dell’accaduto e per recepire l’angolo e il tipo d’impatto del sangue ci è dato dai rilievi fotografici svolti in maniera perpendicolare alla traccia e ad alta definizione.

Proprio per agevolare il tutto, la Polizia Scientifica ha ideato un software chiamato AnTraGoS, che utilizza il metodo scientifico per la ricostruzione di un evento criminoso.
Questo permette di ridurre i margini di errori che possono essere presenti.

giovedì 5 luglio 2012

Effetto Pigmalione e schede DNA

In Psicologia esiste un fenomeno noto come "profezia che si autoavera": una persona che agisce in base alle aspettive, si comporta di conseguenza e traduce in tali aspettative anche il suo atteggiamento.
Se ad esempio una persona è convinta di non piacere a nessuno, tenderà a comportarsi in maniera sospettosa, difensiva o, peggio,  aggressiva. E' dunque probabile che gli altri reagiscano con antipatia al suo comportamento, confermando la premessa da cui il soggetto era partito (1).

Le indagini di Rosenthal (psicologo) sui pregiudizi dello sperimentatore, hanno confermato che anche in esperimenti severamente controllati si riscontra una comunicazione complessa che incide sull'esperimento (2).

L'effetto Rosenthal viene denominato anche "effetto Pigmalione" ed è una forma particolare dell'effetto della profezia che autoavvera,  che consiste in un influsso non voluto sui risultati dell'esperimento nel senso delle attese, delle speranze e delle ipotesi etc. dello sperimentatore (errore sistematico dello sperimentatore).

Pigmalione era Re di Cipro amante della scultura e scultore a sua volta, a tal punto da trasferire su una statua da lui stesso modellata, l'idea della bellezza e della perfezione femminile tanto da innamorarsene perdutamente; chiese dunque a Venere di dar vita al suo amore, ed ella glielo concesse... la profezia, quindi, si avverò, e Galatea (nome della statua divenuta vivente) potè essere amata in "toto" dal nostro Re. Il riferimento a questo punto è chiaro: Rosenthal vuol dirci che tutte le volte in cui noi "ci facciamo un'idea" verso una persona, da quel momento in poi le nostre aspettaive saranno in grado di influenzare il suo comportamento; la profezia, cioè, si autorealizza.

Secondo le teorie psicoanalitiche coniate all'inizio del '900 da Sigmund Freud (padre della psicoanalisi), il comportamento criminale origina da uno sviluppo inadeguato del Super-Io (struttura interna che ha il compito di amministrare la morale e la condotta delle persone) che, in psicoanalisi appunto, prende forma dalle figure parentali opportunamente interiorizzate nel bambino. Per rimanere nell'ambito della psicologia, secondo Bandura e la teoria dell'apprendimento sociale, i nostri comportamenti originano dall'osservazione di quelli altrui e a loro volta questi ne risultano "rinforzati" o puniti. Parleremo dunque di "condizionamento" con le ricerche di comportamentisti quali Pavlov e Skinner e i loro esperimenti condotti sui cani. Sulla scia di Freud, ritroviamo gli studi condotti dalla Melanie Klein e in particolare al concetto di Invidia e di scissione schizo-paranoide; secondo l'Autrice, in sintesi, gli impulsi presenti nel bambino, qualora opportunamente soddisfatti ne faranno un adulto sano, viceversa no.


Bowlby e Winnicott, con le teorie dell'attaccamento e della fiducia di base, pongono al centro della sanità psico-emotiva il ruolo dei genitori e in particolare della madre, quale fattore essenziale per la determinazione di comportamenti aggressivi, suicidi, omicidi e/o tendenti verso la criminalità. Spostandoci invece verso le teorie sociologiche sarà importante sottolineare la teoria di Emile Durkheim: in sintesi, secondo l'Autore, quando il divario tra le proprie aspirazioni e le effettive soddisfazioni risulta essere spropositato, la persona tende ad assumere comportamenti antisociali, ne consegue che se io, ad esempio, non riesco in alcun modo a soddisfare quelle mie mete, come ad esempio un certo grado di soddisfazione economica, tale frustrazione potrà verosimilmente condurmi a commettere un reato.

Di recente, fa discutere la proposta lanciata da un esperto di Scotland Yard secondo il quale allo scopo di evitare che tanti delitti rimangano "insoluti", si dovrebbero schedare i DNA di quei bambini che fin dalle scuole elementari presentano già comportamenti aggressivi, violenti e antisociali.

In molti hanno espresso il proprio giudizio critico verso tale progetto.
Aggressività e violenza sono due cose diverse: l'aggressivo non sempre risulta essere necessariamente un violento, inoltre il violento è in realtà un prodotto dell'ambiente in cui egli ha vissuto e quindi dell'educazione impartitagli, e questo perché la violenza non è intrinsecamente riconducibile agli istinti (nel senso di processo assoluto e definitivo), bensì è un comportamento appreso di espressione degli istinti naturalmente presenti nell'essere animale-sociale che è l'uomo. Tale definizione ci porta dunque a pensare che istinti a parte, l'esempio dato dagli adulti gioca nel bambino un ruolo fondamentale: poiché il bambino tende a imitare il comportamento degli adulti, l'ambiente sarà, in tale prospettiva, ciò che plasmerà, indirizzerà e darà forma alla innata aggressività dell'infante.

Se i genitori sono dei violenti è probabile che lo saranno anche i figli.  Se i genitori e/o educatori si rapporteranno in modo violento verso il bambino, quest'ultimo imparerà a sua volta a rapportarsi in tal senso col mondo esterno dapprima con i coetanei, e in seguito nel mondo del lavoro e infine col partner e i figli stessi.

Una tesi che viene espressa egregiamente nel film "Era mio padre" diretto da Sam Mendes nel 2002 con il grande Tom Hanks? In questa interessante pellicola cinematografica, un bambino si trova al centro di una storia stile "mafia americana". E' figlio di un gangster: una realtà che il bambino scopre accidentalmente, che non capisce e accetta. Il padre farà di tutto per proteggere il figlio dall'insano ambiente e si metterà nei guai con il boss proprio per questo motivo; il bambino però alla fine ha talmente "idealizzato" e incorporato il coraggio del padre da idealizzare la sua immagine.

Ecco che schedare i DNA dei bambini è pericoloso, folle e in ultima analisi inutile: inoltre, dall'effetto Pigmalione abbiamo imparato che rendere scontato il comportamento criminale di un soggetto, con molta probabilità farà di quella persona un reale criminale.
La domanda che ci si deve porre, dunque, è la seguente: è verosimilmente possibile che i geni predispongono in qualche modo a commettere crimini?

Esiste un gene che identifichi "l'essere criminali
?".

Diciamo subito che ovviamente i geni hanno un ruolo certamente importante per la struttura fisico-emozionale di un essere umano, ma mentre i geni ci daranno la possibilità di predire la predisposizione ad ammalarsi di un tipo specifico di disturbo/malattia, in realtà non ci diranno se quel bambino sarà predisposto all'alcolismo, alla droga e tantomeno all'omicidio, perché come abbiamo visto questi sono fattori che dipendono dall'educazione, dall'ambiente in cui si cresce, dalla cultura e quindi dall'ambiente sociale.

Si può cadere nel preconcetto che  l'intelligenza, la criminalità, l'omosessualità e addirittura la povertà, siano determinati geneticamente.

Recentemente, però, i genetisti del Progetto Genoma Umano hanno dichiarato che in realtà il numero dei geni presenti nel DNA dell'essere umano è troppo scarso per potere pensare che ci siano geni specifici atti a controllare e sviluppare comportamenti quali la criminalità, l'omosessualità etc.; di conseguenza, aggiungono, non esiste nulla che possa essere indicato come "gene del crimine", dell'omosessualità e così via, in quanto le ultime scoperte non lo dimostrano affatto e anzi lo contraddicono. E' il nostro ambiente ad essere determinante.

E' la violenza a generare "altra violenza", così come l'assoluta mancanza di amore e cure nei confronti di un bambino può risultare perfino più disastrosa di una violenza subita. Ne deduciamo che se l'eventuale progetto di base inscritto nel nostro DNA non viene a sua volta "attivato" dall'ambiente in cui cresciamo, esso rimarrà per così dire "sepolto" nei meandri di noi stessi.

Questo è, in sintesi, ciò che ci distingue a mio avviso dal cane di Pavlov: l'educazione e l'amore ricevuti e, in ultima analisi, il libero arbitrio ovverosia le nostre scelte in quanto esseri pensanti.
Ricordiamolo: le nostre aspettative, siano esse positive o negative, influenzeranno il comportamento dell'uomo al punto da realizzare la profezia!

L'uomo, cioè, è capace di creare qualcosa dal nulla.
La fiducia è la migliore "arma" da utilizzare per estrapolare il meglio dalle persone, altro che "schedatura" infantile di DNA, in fondo la differenza tra un "dottore" e un operaio non sta tanto nel loro conto in banca, ma nel modo in cui -i due- vengono trattati dal resto del mondo, e i concetti mostrati dall'ambiente circostante quando -i due- erano bambini, nei loro confronti, saranno certamente decisivi per le loro scelte e comportamenti.
Si presuppone che i genitori amino i figli, e amare qualcuno vuol dire valorizzarlo, fornirgli attenzioni e fiducia di base.
In realtà, quale è l'offerta di crescita che l'adulto propone oggi al bambino?
Agi a non finire, realizzazioni ad ogni costo! Immagini deleterie fornite a più non posso dalla tv e dal cinema dove la violenza dilaga e il delinquente diventa una star, messaggi subliminali del tipo "se sei stupido/a però sei bello/a diventerai ricco e famoso/a" perché ciò che conta è l'esteriorità, l'apparire. Se non possiedi il cellulare di ultima generazione non sei nessuno e se il tuo jeans non ha strappi non vale niente e, ancora, vieni completamente messo al bando se non mostri tutta una serie di pearcing sparsi quà e là o mutande tassativamente fuori dal pantalone dove è d'obbligo la visione di un pezzo di ...
Il possesso e il consumo a ogni costo, dove possesso è potere e consumo è status sociale.
La famiglia è distrutta e quei principi e valori morali di un tempo sono oramai soltanto un pallido ricordo, giustamente nostalgico, da parte di anziani che ben comprendono quanto ben poco o nulla rimarrà di loro...
L'era del pugilato è pressoché tramontata, ma al suo posto, cosa piuttosto grave in quanto oggetto di culto dei bambini troviamo sport violenti quale ad esempio il "wrestling", oppure giochi elettronici dove per la maggior parte si tratta sempre di uccidere, annientare, bombardare qualcosa o qualcuno.
E come se non bastasse qualora un bambino non reagisca con violenza ad attacchi di coetanei, viene dal genitore etichettato come "femminuccia". E allora, anziché pensare alle schede del DNA dei bambini, la società dovrebbe smetterla una volta per tutte di insegnare la violenza e incentivare il bambino ad esprimere le proprie emozioni come ad esempio il pianto e la rabbia per scaricare l'aggressività cosa che tutto sommato dovrebbe fare anche l'adulto.
E concludo: per quanto tempo ancora l'essere umano tenterà di giustificare i propri insani comportamenti cercando sempre di dare la colpa delle proprie azioni a qualcosa o a qualcuno?
A questi quesiti ahimè io non so rispondere, e oltretutto non posseggo poteri tali da prevedere il futuro... per cui, non mi rimane altro che "sperare", e nutrire fiducia... di base!

Riferimenti bibliografici:

(1) (2) Pragmatica della comunicazione umana, Edizioni Astrolabio, Roma
(3) Dizionario di Psicologia, Edizioni Paoline

martedì 3 luglio 2012

IL SOPRALLUOGO GIUDIZIARIO / ovvero la Scena del Crimine

"L'impulso era diventato irresistibile. C'era una sola risposta alla furia che lo torturava. E così commise il suo primo assassinio ... aveva infranto il più profondo dei tabù ... l'OMICIDIO!"
( Dario Argento, Tenebre, 1982)



Parole come queste, forse un po' lugubri, tratte dal film "Tenebre" di Dario Argento, anche se probabilmente un po' esasperate in ogni caso la dicono lunga sul "pensiero" e "l'agire" della mente criminale.

Un cadavere viene ritrovato accidentalmente, segnalato alle volte telefonicamente da un anonimo, o ancora dalle Forze dell'Ordine dopo che qualcuno ne ha denunciato la scomparsa. Spesso, quando abbiamo soltanto un indizio sul "dove" più o meno si possa trovare un cadavere, ci serviremo dei migliori "amici dell'uomo", i cani da ricerca di cadaveri, addestrati a tale scopo.

Comunque sia, dove c'è un cadavere c'è una Scena del Crimine ovverosia il Sopralluogo Giudiziario, punto di partenza di importanza fondamentale ai fini delle indagini che seguiranno: è lì infatti che verranno raccolte le dinamiche del crimine, i dati utili e le informazioni sufficienti affinché si possano costruire le "prove" che, inevitabilmente lasciate dall'assassino, vanno immediatamente salvaguardate, impedendo il più possibile eventuali contaminazioni volontarie e involontarie che, spesso, lo stesso personale può creare.

E' quindi  importante che prima che gli accertamenti tecnico-scientifici siano stati eseguiti, nulla venga toccato, o peggio spostato, e quindi sarà indispensabile indossare guanti monouso, proteggi-scarpe, tute speciali etc.
Nessuno, a parte il personale autorizzato dovrà "entrare" nel luogo dove è stato consumato il delitto, e questo riguarda sia i luoghi chiusi (appartamenti) che quelli aperti (sia esse strade e/o boschi o case isolate).

Un'altra importante accortezza, sarà quella di identificare quanto prima tutte quelle persone che, inevitabilmente, hanno avuto accesso alla scena del crimine come ad esempio eventuali pompieri, testimoni, parenti della vittima etc. , prelevando le impronte digitali di tali persone, le suole delle scarpe che calzavano in quel preciso momento e il DNA, e questo per evitare possibili contaminazioni delle prove a disposizione.

All'inizio del Sopralluogo Giudiziario bisogna dunque prelevare quanto prima le impronte digitali se lasciate, le tracce di sangue presenti e questo sia perché potremmo anche non sapere ancora nulla della vittima, sia perché con molta probabilità potremmo trovare tracce di sangue diverse da quello del cadavere, e quindi possedere già un importante indizio riguardante l'assassino.

E come non sottolineare, a questo punto, l'importanza fondamentale che assumeranno personaggi quali l'Antropologo e il Patologo Forense, così come di Scienze quali l'Odontologia, l'Entomologia ... ma di questo, e di molto altro, parlerò successivamente ...

Dr. Ferdinando Lo Verso

sabato 30 giugno 2012

Massimo Picozzi - Carlo Lucarelli. SCENA DEL CRIMINE


Massimo Picozzi e Carlo Lucarelli ancora insieme a raccontare i più famosi casi di cronaca nera, casi come quello di Gianfranco Stevanin, di Marta Russo, di Luigi Fasulo, utilizzati per spiegare le tecniche impiegate nel mondo scientifico dalla polizia di stato.

Vengono descritte le modalità della morte, l’identificazione della vittima, l’autopsia, e ancora, la differenza fra armi da taglio e da fuoco.

Una specie di piccolo manuale di medicina legale ma che colpisce immediatamente il lettore per la semplicità del linguaggio utilizzato e per come vengono trattati di volta in volta gli argomenti. Per ciascun capitolo una storia diversa, uno spunto per spiegare al lettore tante nozioni che spesso si sentono ma che è difficile comprendere. Ma anche per far conoscere la verità di certi fatti ascoltati in televisione, troppo spesso storpiata dai giornalisti.

Sicuramente un testo scritto con professionalità, attento al particolare ma anche con l’attenzione per il lettore meno esperto della materia.
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mercoledì 27 giugno 2012

Biologia Forense, R.I.S. ed "effetto C.S.I."

Giampiero Lago, Capo della Sezione Biologia del RIS di Roma, ci illustra chiaramente i compiti del biologo forense all'interno del dipartimento.

Un biologo forense svolge principalmente il suo lavoro nei laboratori, è addetto alla ricerca e alla raccolta delle "tracce", alla ricostruzione del fatto, determina la natura delle tracce, determina il sesso della vittima o dell'assassino e ne classifica il DNA.


Un biologo forense in sintesi, si occupa di "comparazione" del DNA.


La gente è invasa da un fenomeno mondiale quale la serie televisiva C.S.I. , e così si sono create delle aspettative in termini di risolutezza che in realtà non sono compatibili con l'evidenza, spiega, poiché nella vita reale la certezza non è affatto assoluta! E questo si chiama "effetto C.S.I.", ovverosia effetto "fiction", in quanto psicologicamente tutti quanti vorremmo vedere il trionfo della giustizia. In pratica, il RIS (Reparti Investigativi Scientifici) sa bene quanto le tracce macroscopiche (esempio l'arma del delitto) siano più facili da eliminare, per cui gli investigatori "puntano" quasi tutto sulle tracce microscopiche: la più agevole è la saliva poiché non vi è contaminazione, mentre il capello risulta essere una traccia più problematica da usare come prova "certa" in quanto probabilmente contaminato da agenti chimici. Nel caso del ritrovamento di un capello, comunque, siamo in grado di determinare se appartiene a un essere umano o a un animale, poiché il capello umano ha la struttura "invertita" rispetto a quello animale, e determinare ciò può apparire stupido ma nei fatti non lo è, perché se un ambiente o un'automobile è stato frequentato ad esempio da un cane o un gatto, nell'immediato possiamo pensare di avere trovato una traccia mentre in realtà ...

Gli investigatori C.S.I. (Investigatori sulla Scena del Crimine) della serie televisiva rendono tutto molto più semplice: in realtà un Sopralluogo Giudiziario può anche portar via un centinaio di ore di lavoro, e spesse volte si è costretti a ritornare sulla scena del crimine qualora ci si renda conto che qualcosa non "quadra" o è stato sottovalutato, per cui non esiste un tempo standard ma esso varia da caso a caso; inoltre, i dati vanno verificati per la correttezza del risultato che -ripeto- non è la certezza in assoluto, ed ecco perché generalmente occorreranno circa 40 giorni prima di ottenere un risultato apprezzabile, anche perché ci si occupa di più casi contemporaneamente.

Tornando al RIS capiamo dunque che si tratta di una struttura tecnico-scientifica dell'Arma dei Carabinieri, svolge cioè indagini scientifiche. Prende avvio dal "Gabinetto Centrale di Documentazione ed Indagini Tecnico-Scientifiche" fondato nell'anno 1955 che dieci anni dopo verrà chiamato "Centro Carabinieri Investigazioni Scientifiche".

Dal 1922 al 1997 l'apparato prende sempre più forma e si ingigantisce a causa della continua richiesta di interventi, e dal 1999 cambia nome ancora una volta e diventa "Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (RaCIS)" con sede a Roma; altre sedi si trovano a Parma, Messina e Cagliari, inoltre, collegate ai rispettivi RIS, vi sono altre 29 Sezioni provinciali. Si tratta dunque di personale dell'Arma dei Carabinieri altamente qualificato nell'ambito delle investigazioni scientifiche, delle analisi criminologiche (profiler, psichiatri, psicologi, criminologi), alta tecnologia, balistica, dattiloscopia, fonica e grafica (comparazioni vocali e studio e/o analisi per appurare l'autenticità o la falsità di documenti); con una laurea specialistica e l'arruolamento nell'Arma, dopo uno specifico e qualificato addestramento si può entrare a far parte del RIS.

Riassumendo, il RIS dipende dal RaCIS ed è supportato dalle Sezioni Investigative Scientifiche Provinciali (SIS).


E quando parliamo di indagini, inevitabilmente ci si scontra con la "legalità" e quindi con il concetto di "privacy". Certo, sarà anche vero che "il numero di delitti che rimangono insoluti indica che non abbiamo le tracce genetiche di un numero sufficiente di persone", però, arrivare a proporre di schedare il DNA dei bambini che si ritengono essere potenzialmente dei futuri criminali, mi sembra un'idea folle stile-Hitleriano e quindi altrettanto pericolosa. Gli ambienti aiutano, plasmano le menti, quindi io penserei a un intervento di tipo "educativo" piuttosto che alle schede DNA per i bambini (come è stato recentemente proposto in Inghilterra).
In sintesi, schedare un bambino a me sembra un gesto crudele, oltre che assolutamente inutile.


L'eccessiva "verve" e/o sete di giustizia fa del male, come nel caso in cui in seguito a determinate indagini salta fuori la "reale" paternità o tradimenti coniugali, dove il risultato sarà l'inevitabile distruzione di un nucleo familiare.
Insomma, basta accendere il televisore: sentimenti, intimità vengono "spiattellati" dai mass media, genitori che anziché essere lasciati in pace perché gli hanno appena ucciso il figlio vengono invece accusati di pedofilia ... tutto questo viene offerto su un piatto d'argento come se niente fosse ed entra nelle case di tutti ... e che dire ad esempio del caso Cogne, dove oggi la donna era un'assassina, domani una madre amorevole ed addolorata, il giorno dopo ancora una squilibrata: per dirla alla G. Lago, "la scienza si fa con i fatti come una casa con i mattoni, ma l'accumulazione di fatti non è scienza più di quanto un mucchio di mattoni non sia una casa".


Ma non si dovrebbe essere "innocenti" fino a prova contraria?
Mi chiedo a questo punto, che fine ha fatto o meglio "quando agisce" veramente la protezione dei dati personali, l'imparzialità, il segreto d'ufficio e il silenzio stampa, che il Garante della Privacy dovrebbe garantire, come dice lo stesso nome?
Eppure esiste un codice etico regolamentato già dal 5 agosto del 1998: quanto tempo ancora bisognerà aspettare prima che l'Organo funzioni anche in Italia dove invece tutto quanto fa spettacolo?


La bacchetta magica non esiste e gridare "abbiamo le prove" è solo una frase "ad effetto" da slogan televisivo, anche se spesso l'apporto dato dalla dattiloscopia si rivela essere molto utile: analizzare le creste papillari dei polpastrelli delle dita, ci può fornire realmente un indizio molto importante; è importante sapere, infatti, che i segni morfologici delle dita rimangono praticamente immutati nel corso della vita di una persona a partire già dal terzo mese di vita per rimanervi fino alla morte, di conseguenza se l'impronta risulta essere non contaminata, alterata, allora può davvero costituire una "prova" per così dire inoppugnabile.
Allo scopo di essere verosimilmente "precisi" le analisi vengono affidate ad operatori diversi (test cieco), per cui ogni professionista non conosce il risultato degli altri ... e solo quando i dati coincidono, si può parlare di risultati attendibili. In tal modo viene evitato l'errore "tecnico".


La bacchetta magica, dunque, esiste solo per i mass media e non certo per i RIS: il loro motto è professionalità e non "fantasie" o facili entusiasmi, poiché non dimentichiamolo mai, potremmo anche incolpare un innocente, e quell'innocente potrebbe un giorno, per uno strano caso della vita, essere ognuno di noi.


Dr. Ferdinando Lo Verso