Vi siete mai chiesti quali
tecniche e analisi gli agenti della polizia scientifica della più famosa serie
televisiva americana CSI impiegano per la ricerca degli assassini? Perché
fotografano e filmano anche la più piccola goccia di sangue sulla scena del crimine?
E come mai spesso il sangue ritrovato durante il sopralluogo non ha sempre la
stessa forma?
Ebbene più di un secolo fa in Europa nacque il Bloodstain Pattern
Analysis, più conosciuto con l’acronimo BPA, cioè una disciplina criminalistica
che studia numerosi fattori delle tracce ematiche quali: la forma, la quantità,
la distribuzione e la posizione delle gocce di sangue sulla scena del crimine.
La funzione della BPA ha un valore aggiunto per la ricostruzione della dinamica
del reato perché consente d’individuare la posizione spaziale della vittima e
del reo al momento del crimine. Questa disciplina si fonda non soltanto sulla
semplice osservazione, ma anche sulla biologia, sulla fisica e sulla
matematica. La biologia perché il sangue è un tessuto biologico composto da
plasma, cellule, piastrine, globuli bianchi e globuli rossi. La fisica perché
il tragitto della goccia ematica dipende dalla gravità, dall’attrito e dalle
leggi che regolano la tensione del substrato. La matematica perché calcolando
l’ angolo d’impatto si può risalire
grazie alle equazioni del moto al punto di origine. Per determinare questo
punto si traccia la prosecuzione degli assi maggiori delle macchie, fino a vederne
la convergenza. Se a questo si aggiungono le informazioni sull’angolo
d’impatto, si ottiene una ricostruzione completa in tre dimensioni. L’angolo
d’impatto e la velocità d’impatto sono i parametri fisici che, insieme
all’attrito dell’aria e alla forza di gravità, permettono di determinare la
traiettoria della goccia ematica.
La forma delle tracce di
sangue sulla scena del crimine riveste una notevole rilevanza:
la gocciolatura è una piccola quantità di sangue, che assume la forma
di clava e/o punto esclamativo se cade
da un soggetto in movimento; la parte più sottile, ossia l’estremità appuntita
è opposta alla direzione di provenienza del sangue;
la colatura è la traccia conseguente alla caduta su un substrato
inclinato;
la pozza è una traccia ematica estesa, che si può trovare completamente
o parzialmente sotto il corpo da cui è originata;
la pozza prende il nome di
gora se il substrato è inclinato;
spruzzi e schizzi sono
il risultato di una proiezione di sangue su una superficie, che prendono la
forma di macchioline rotondeggianti o puntiformi, qualora il sangue sia
proiettato con forza su una superficie;
le tracce secondarie sono originate dal successivo trasporto sul
substrato da cui si rivengono, spesso caratterizzate dal fatto che il sangue
assume una distribuzione disomogenea e non uniforme.
Tutti questi tipi di
tracce hanno una spiegazione ed un’origine ben precisa. La forma della goccia
ematica è il punto di partenza fondamentale per poter determinare l’angolo
d’impatto: gocce piccole sono prodotte da eventi più traumatici come ad esempio
le armi da fuoco o dei corpi contundenti molto veloci, forme più grandi vengono
prodotte generalmente da colpi più
lenti.
In "Interpretation of bloodstain evidence at crime
scenes" William Eckert e Stuart James propongono un’ulteriore classificazione delle
tracce ematiche:
impatto a bassa velocità: il sangue si muove lentamente(massimo 1,5 m/s) e
le tracce di sangue presentano un’ampiezza pari o superiore a 3 mm. Si realizza
per forze esterne e non si assiste ad una vera e propria dispersione della
goccia;
impatto a media velocità: la velocità in questo caso è compresa tra 1,5 m/s
e 7,6 m/s. Solitamente l’ampiezza è compresa tra 1 e 3 mm anche se possono
essere prodotte gocce più grandi e più piccole. Queste tracce sono le più
comuni e sono spesso prodotte da traumi contusivi da oggetti ottusi come colpi
con bastoni, martelli, pietre, pugni…
impatto ad alta velocità: la velocità è superiore ai 30 m/s e a
causa della piccola dimensione delle gocce, che non superano il millimetro,
queste attraversano soltanto una piccola distanza, non superiore al metro. Le
goccioline prodotte da questo tipo d’impatto generano una dispersione simile
alla nebulizzazione. Esse vengono prodotte da traumi cagionati dall’impatto di
agenti balistici, da esplosioni…
I colpi d’arma da fuoco
generano schizzi proporzionali alla velocità d’impatto del proiettile, che
trasferisce la sua energia cinetica ai tessuti. Gli schizzi che si creano si
disperdono con una forma conica e si suddividono in Forward spatter e Back
spatter, ovvero, spruzzo in avanti e spruzzo indietro. Il primo è associato al
foro di uscita, il sangue infatti segue la forza e la direzione del proiettile
per poi disperdersi verso le superfici; i Back spatter sono associati al foro
d’ingresso del proiettile e sono spruzzi causati dai gas compressi che restano
imprigionati fra la cute e le ossa e provocano l’espulsione di materiale
biologico dal foro stesso.
Non si notano delle
differenze sostanziali tra i primi e i secondi, anche se i Forward spatter sono
solitamente più densi e posti in maniera simmetrica, mentre nei Back spatter si
può notare la presenza di materiale biologico diverso dal sangue come frammenti
di osso e tessuto; se la distanza tra l’arma da fuoco e il corpo è ampia si
nota che il back spatter può essere completamente assente.
La Polizia Scientifica,
presso l’Unità per l’Analisi dei Crimini Violenti, ha prodotto un software
denominato AnTraGoS (“Analisi delle Traiettorie delle Gocce di Sangue”),
permette l’analisi automatica delle traiettorie delle gocce di sangue e
l’angolo d’impatto partendo dai dati metrici ottenibili dall’analisi delle
fotografie scattate sul luogo del crimine. Questo programma informatico che
utilizza un metodo scientifico per la ricostruzione di un evento criminoso,
permette di ridurre i margini d’errore che possono essere presenti . Inoltre la
polizia scientifica per le ricostruzioni tridimensionali usa uno scanner laser
3D, che permette di acquisire una nuvola di punti dell’ambiente ed è
estremamente utile per definire il sopralluogo virtuale.