Giampiero Lago, Capo della Sezione Biologia del RIS di Roma, ci illustra chiaramente i compiti del biologo forense all'interno del dipartimento.
Un biologo forense svolge principalmente il suo lavoro nei laboratori, è addetto alla ricerca e alla raccolta delle "tracce", alla ricostruzione del fatto, determina la natura delle tracce, determina il sesso della vittima o dell'assassino e ne classifica il DNA.
Un biologo forense in sintesi, si occupa di "comparazione" del DNA.
La gente è invasa da un fenomeno mondiale quale la serie televisiva C.S.I. , e così si sono create delle aspettative in termini di risolutezza che in realtà non sono compatibili con l'evidenza, spiega, poiché nella vita reale la certezza non è affatto assoluta! E questo si chiama "effetto C.S.I.", ovverosia effetto "fiction", in quanto psicologicamente tutti quanti vorremmo vedere il trionfo della giustizia. In pratica, il RIS (Reparti Investigativi Scientifici) sa bene quanto le tracce macroscopiche (esempio l'arma del delitto) siano più facili da eliminare, per cui gli investigatori "puntano" quasi tutto sulle tracce microscopiche: la più agevole è la saliva poiché non vi è contaminazione, mentre il capello risulta essere una traccia più problematica da usare come prova "certa" in quanto probabilmente contaminato da agenti chimici. Nel caso del ritrovamento di un capello, comunque, siamo in grado di determinare se appartiene a un essere umano o a un animale, poiché il capello umano ha la struttura "invertita" rispetto a quello animale, e determinare ciò può apparire stupido ma nei fatti non lo è, perché se un ambiente o un'automobile è stato frequentato ad esempio da un cane o un gatto, nell'immediato possiamo pensare di avere trovato una traccia mentre in realtà ...
Gli investigatori C.S.I. (Investigatori sulla Scena del Crimine) della serie televisiva rendono tutto molto più semplice: in realtà un Sopralluogo Giudiziario può anche portar via un centinaio di ore di lavoro, e spesse volte si è costretti a ritornare sulla scena del crimine qualora ci si renda conto che qualcosa non "quadra" o è stato sottovalutato, per cui non esiste un tempo standard ma esso varia da caso a caso; inoltre, i dati vanno verificati per la correttezza del risultato che -ripeto- non è la certezza in assoluto, ed ecco perché generalmente occorreranno circa 40 giorni prima di ottenere un risultato apprezzabile, anche perché ci si occupa di più casi contemporaneamente.
Tornando al RIS capiamo dunque che si tratta di una struttura tecnico-scientifica dell'Arma dei Carabinieri, svolge cioè indagini scientifiche. Prende avvio dal "Gabinetto Centrale di Documentazione ed Indagini Tecnico-Scientifiche" fondato nell'anno 1955 che dieci anni dopo verrà chiamato "Centro Carabinieri Investigazioni Scientifiche".
Dal 1922 al 1997 l'apparato prende sempre più forma e si ingigantisce a causa della continua richiesta di interventi, e dal 1999 cambia nome ancora una volta e diventa "Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (RaCIS)" con sede a Roma; altre sedi si trovano a Parma, Messina e Cagliari, inoltre, collegate ai rispettivi RIS, vi sono altre 29 Sezioni provinciali. Si tratta dunque di personale dell'Arma dei Carabinieri altamente qualificato nell'ambito delle investigazioni scientifiche, delle analisi criminologiche (profiler, psichiatri, psicologi, criminologi), alta tecnologia, balistica, dattiloscopia, fonica e grafica (comparazioni vocali e studio e/o analisi per appurare l'autenticità o la falsità di documenti); con una laurea specialistica e l'arruolamento nell'Arma, dopo uno specifico e qualificato addestramento si può entrare a far parte del RIS.
Riassumendo, il RIS dipende dal RaCIS ed è supportato dalle Sezioni Investigative Scientifiche Provinciali (SIS).
E quando parliamo di indagini, inevitabilmente ci si scontra con la "legalità" e quindi con il concetto di "privacy". Certo, sarà anche vero che "il numero di delitti che rimangono insoluti indica che non abbiamo le tracce genetiche di un numero sufficiente di persone", però, arrivare a proporre di schedare il DNA dei bambini che si ritengono essere potenzialmente dei futuri criminali, mi sembra un'idea folle stile-Hitleriano e quindi altrettanto pericolosa. Gli ambienti aiutano, plasmano le menti, quindi io penserei a un intervento di tipo "educativo" piuttosto che alle schede DNA per i bambini (come è stato recentemente proposto in Inghilterra).
In sintesi, schedare un bambino a me sembra un gesto crudele, oltre che assolutamente inutile.
L'eccessiva "verve" e/o sete di giustizia fa del male, come nel caso in cui in seguito a determinate indagini salta fuori la "reale" paternità o tradimenti coniugali, dove il risultato sarà l'inevitabile distruzione di un nucleo familiare.
Insomma, basta accendere il televisore: sentimenti, intimità vengono "spiattellati" dai mass media, genitori che anziché essere lasciati in pace perché gli hanno appena ucciso il figlio vengono invece accusati di pedofilia ... tutto questo viene offerto su un piatto d'argento come se niente fosse ed entra nelle case di tutti ... e che dire ad esempio del caso Cogne, dove oggi la donna era un'assassina, domani una madre amorevole ed addolorata, il giorno dopo ancora una squilibrata: per dirla alla G. Lago, "la scienza si fa con i fatti come una casa con i mattoni, ma l'accumulazione di fatti non è scienza più di quanto un mucchio di mattoni non sia una casa".
Ma non si dovrebbe essere "innocenti" fino a prova contraria?
Mi chiedo a questo punto, che fine ha fatto o meglio "quando agisce" veramente la protezione dei dati personali, l'imparzialità, il segreto d'ufficio e il silenzio stampa, che il Garante della Privacy dovrebbe garantire, come dice lo stesso nome?
Eppure esiste un codice etico regolamentato già dal 5 agosto del 1998: quanto tempo ancora bisognerà aspettare prima che l'Organo funzioni anche in Italia dove invece tutto quanto fa spettacolo?
La bacchetta magica non esiste e gridare "abbiamo le prove" è solo una frase "ad effetto" da slogan televisivo, anche se spesso l'apporto dato dalla dattiloscopia si rivela essere molto utile: analizzare le creste papillari dei polpastrelli delle dita, ci può fornire realmente un indizio molto importante; è importante sapere, infatti, che i segni morfologici delle dita rimangono praticamente immutati nel corso della vita di una persona a partire già dal terzo mese di vita per rimanervi fino alla morte, di conseguenza se l'impronta risulta essere non contaminata, alterata, allora può davvero costituire una "prova" per così dire inoppugnabile.
Allo scopo di essere verosimilmente "precisi" le analisi vengono affidate ad operatori diversi (test cieco), per cui ogni professionista non conosce il risultato degli altri ... e solo quando i dati coincidono, si può parlare di risultati attendibili. In tal modo viene evitato l'errore "tecnico".
La bacchetta magica, dunque, esiste solo per i mass media e non certo per i RIS: il loro motto è professionalità e non "fantasie" o facili entusiasmi, poiché non dimentichiamolo mai, potremmo anche incolpare un innocente, e quell'innocente potrebbe un giorno, per uno strano caso della vita, essere ognuno di noi.