martedì 13 maggio 2008

ALLE RADICI DELLA SCIENZA DELL'ANIMA: storia e metodi

La Scienza dell'Anima (psicologia) è di invenzione relativamente recente, e ancora più recente è il significato che a questo temine viene oggi attribuito.

Per il pensiero greco (così come per quello egiziano e cinese), il centro della vita psichica è soprattutto collocato nel cuore, e il cervello è posto in secondo piano.
Pitagora parlava di tre facoltà psichiche: intelligenza, passione e ragione; le prime due sono comuni all'uomo e agli animali, la ragione invece è specifica dell'uomo; la passione risiede nel cuore, l'intelligenza e la ragione nel cervello.
Ippocrate, individua i quattro umori: il sangue (aria calda e umida), la bile nera (terra, fredda e secca), la bile gialla (fuoco, caldo e secco), il flemma (acqua, freddo e umido). Da questi elementi (dal prevalere dell'uno sugli altri) derivano i rispettivi temperamenti: sanguigno, melanconico, collerico e flemmatico.


La divisione del mondo in due elementi indipendenti (dualismo), la mente e la materia, costituì la base del pensiero filosofico fino al XVII secolo inoltrato.
Secondo Descartes (Renato Cartesio), la mente e il corpo potevano interagire.
La mente controllava i movimenti del corpo e il corpo, attraverso i suoi organi di senso, forniva alla mente le informazioni su quanto accadeva nell'ambiente. Tale approccio filosofico fu chiamato "interazionismo". Cartesio distingue tra res cogitans e res extensa, cioè, tra, anima pensante e corpo inteso come macchina. Descartes ipotizzò che tale interazione avvenisse nel corpo pineale (epifisi), un piccolo organo situato alla sommità del tronco cerebrale, nascosta sotto i grandi emisferi cerebrali. Fu il primo a usare un "modello" (sistema semplice per la spiegazione di uno più complesso) per spiegare il fenomeno dei "riflessi".
La ghiandola pineale non è la sede dello spirito, ma semplicemente il luogo di interazione tra le due entità. Per Cartesio le idee sono il contenuto della mente stessa: vi sono le idee che derivano dai sensi, dalla memoria o immaginazione, e infine quelle costruite dirattemente dalla mente o innate (ad es. quelle di Dio). E' di Cartesio il famoso cogito: "se penso, non posso dubitare di esistere".

Il razionalismo di Cartesio (perseguimento della verità attraverso la ragione) fu sostituito dall'empirismo (perseguimento della verità attraverso l'osservazione e l'esperienza.
Il filosofo inglese John Locke infatti, respinse il concetto che le idee fossero innate nella mente del bambino, sostenendo invece che tutta la conoscenza deve essere acquisita attraverso l'esperienza, e cioè ottenuta empiricamente.
Con Helmholtz si ha la dimostrazione che i fenomeni mentali potevano essere spiegati con mezzi fisiologici: inventò un dispositivo per esaminare la retina dell'occhio, l'oftalmoscopio.
Il suo metodo fu puramente scientifico, basato su indagini oggettive e misurazioni precise.
Inoltre, egli tentò di misurare la velocità della reazione di un individuo a uno stimolo fisico, ma abbandonò l'esperimento a causa dell'eccessiva variabilità da individuo a individuo.

La Mettrie, divenne famoso con la seguente espressione: "il cervello ha i suoi muscoli per pensare, come le gambe hanno i loro per camminare". La mente dunque è una proprietà della materia e l'anima è la molla principale di tutta la macchina.

Ma la Psicologia come Scienza nasce in Germania e precisamente con Wundt.
Egli fondò il primo laboratorio di psicologia a Lipsia nel 1879. Come scienziato, considerava la "descrizione" come il problema della scienza e l'osservazione come il metodo. Come psicologo, era interessato all'analisi introspettiva dei contenuti della coscienza umana.
Egli definì la psicologia una scienza dell'esperienza interiore e immediata e basò la ricerca psicologica sull'esperimento e sulla pura osservazione, ecco perché il suo metodo fu chiamato "strutturalismo".
Dal metodo di Wundt nacque il funzionalismo (evoluzionismo).

Alla base della teoria di Darwin vi è il concetto di "selezione naturale": le specie che non riescono ad adattarsi all'ambiente finiscono con lo scomparire, ed anche all'interno della stessa specie sopravvivono gli individui portatori di caratterizzazioni che meglio si adattano all'ambiente. Darwin fu il primo scienziato a fornire prove sufficienti a sostegno della teoria dell'evoluzione e spiegò come il processo della selezione naturale produce adattamento.
Da quel momento in poi, gli psicologi adottarono tale concetto di evoluzione funzionale nel loro studio sul comportamento umano.

sabato 10 maggio 2008

ALLE RADICI DELLA SCIENZA DELL'ANIMA: II PARTE - Sigmund Freud e il Comportamentismo


Parallelamente a tutto questo fermento, si impose l'opera di Sigmund Freud.
Anche se la sua teoria della mente e della personalità comprendeva le strutture, il "suo" strutturalismo era diverso da quello di Wundt. Egli ideò i concetti di ego, superego e id e altre strutture mentali direttamente dai colloqui con i suoi pazienti e non attraverso esperimenti di laboratorio. Fu il primo a impiegare i metodi psicoanalitici nel trattamento dei pazienti, riuscendo a trattare con successo malattie che non sembravano avere alcuna spiegazione organica apparente. Egli credeva che tali malattie fossero manifestazioni di una vita mentale inconscia: per trattare il paziente, si dovevano portare alla sua coscienza i fatti e le circostanze delle esperienze e dei sentimenti precedenti, repressi.

Direttamente dal funzionalismo, nasce poi un'altra importante branca della psicologia, il behaviorismo (comportamentismo). Edward Torndike, creò la psicologia animale come scienza naturale: come funzionalista, era interessato alla teoria dell'apprendimento e per sostenere le proprie teorie, usava il comportamento appreso manifestato dai suoi animali di laboratorio: nasce così la legge dell'effetto (apprendimento per prova e successo accidentale).
Sulla stessa scia Ivan Pavlov e la sua scoperta del riflesso incondizionato: con tale scoperta diede la spinta allo sviluppo della moderana ricerca sull'apprendimento e della teoria dell'apprendimento in psicologia. Gli esperimenti furono condotti sui cani; egli trovò che la secrezione salivale e dei succhi gastrici non ha luogo solo quando si mangia, ma anche quando si ha dinnanzi il nutrimento o quando si odono i passi del sorvegliante. Da queste osservazioni Pavlov concluse che uno stimolo, originariamente inadeguato a provocare un riflesso (il vedere il cibo), se si presenta ripetutamente e contemporaneamente ad uno stimolo adeguato a provocare il riflesso (il gustare il cibo), è a sua volta in grado di provocare il riflesso (secrezione salivale).
Egli chiamò stimolo incondizionato lo stimolo naturale e adeguato, e riflesso incondizionato il riflesso che si sviluppa come reazione naturale. Chiamò invece stimolo condizionato quello originariamente neutrale e inadeguato, e riflesso condizionato il riflesso che segue ad esso come reazione. Pavlov estese i suoi esperimenti sul condizionamento anche al campo della psicopatologia.

Notevole importanza ebbero gli studi condotti da Watson: egli cercò di fare della psicologia una branca sperimentale puramente oggettiva della scienza naturale, limitandola allo studio delle relazioni tra eventi ambientali (stimoli) e comportamento (risposte).

giovedì 8 maggio 2008

ALLE RADICI DELLA SCIENZA DELL'ANIMA: III PARTE - il metodo scientifico


In sintesi, ecco "come" funziona il metodo scientifico:
1) identificare il problema e formulare ipotetiche relazioni di causa ed effetto tra le variabili;
2) progettare ed eseguire l'esperimento;
3) determinare la verità dell'ipotesi esaminando i dati forniti dall'esperimento;
4) comunicare i risultati.

Un'ipotesi è il punto di partenza di ogni esperimento, essa viene formulata dallo scienziato in base alle proprie ricerche o alla conoscenza.
Una teoria e una forma elaborata di ipotesi; scopo di una teoria non è soltanto la spiegazione di cose conosciute, ma anche la predizione di cose ignote.
Le variabili sono grandezze, caratteri o fenomeni che uno scienziato manipola quando esegue un esperimento: la variabile manipolata dallo sperimentatore è detta variabile indipendente, quella misurata dallo sperimentatore è detta variabile dipendente. Ci sono variabili però che non possono essere manipolate, come ad esempio il sesso, il reddito o la classe sociale, e allora in questo caso si usa l'approccio dello studio osservazione.

Per studiare il decorso temporale si possono utilizzare due strategie principali:
a) quella longitudinale, per cui lo stesso gruppo di soggetti è osservato ripetutamente nelle stesse condizioni per un esteso periodo di tempo;
b) quella trasversale, in cui sono osservati contemporaneamente nelle stesse condizioni soggetti di età diverse.

La strategia trasversale ha il merito di coprire con una sola rilevazione un arco di tempo a piacere, ma solo la strategia longitudinale consente di studiare le tendenze individuali.
L'osservazione scientifica è un'osservazione controllata, e cioè specificata, replicabile e oggettiva: può succedere che certe osservazioni non possano essere replicate ma la loro scientificità risiede nella possibilità ideale di replicarle; se un'osservazione, effettuata da altri osservatori dà gli stessi risultati, questi sono oggettivi in quanto validati; l'osservazione deve corrispondere alla realtà fenomenica dell'oggetto osservato. L'osservazione in condizioni naturali è detta anche etologica, in questo modo non vi sono restrizioni né sulla situazione né sulla risposta.
Nell'osservazione quasi-sperimentale, il soggetto è mantenuto in una situazione abituale ma il ricercatore introduce una modificazione nel modo più naturale possibile.
Nell'osservazione in laboratorio si ha il massimo di restrizioni, si manipolano le variabili e si modificano gli aspetti di cui si vuole studiare l'effetto sul comportamento.

L'osservazione, ancora, può essere diretta o indiretta: l'osservazione diretta è indispensabile quando si vuole ricostruire la storia personale di soggetti come nel caso di un'indagine anamnestica; è indiretta quando non è il ricercatore a osservare i soggetti, ma ci si avvale dei resoconti di altre persone che hanno avuto rapporti con i soggetti (un esempio può essere dato dagli interrogatori, almeno in questa sede).
I modelli usati sono:
1) modello S-R, stimolo/risposta (comportamentismo);
2) ermeneutico-comprendente (teorie psicoanalitiche, umanistiche e fenomenologiche);
3) organismico-contestualistico (teorie di Piaget).

Da queste basi presero appunto forma gli esperimenti condotti nei laboratori.

venerdì 2 maggio 2008

ALLE RADICI DELLA SCIENZA DELL'ANIMA: IV PARTE - la Gestalt e il Cognitivismo

In relazione all'apprendimento, Dollard e Miller sostennero che l'imitazione sociale, gioca un ruolo centrale nelle acquisizioni sociali a partire dall'apprendimento linguistico, contribuendo a mantenere la conformità sociale e la disciplina.
In disaccordo invece Bandura: egli osservò i comportamenti aggressivi e ne dedusse che anche con un basso tasso di frustrazione, può insorgere aggressività anche solo per il fatto di osservare modelli aggressivi fortunati (che non sono stati cioè puniti).
Per ultimo, e non certo per importanza, ci occuperemo della Gestalt, del cognitivismo e delle loro implicazioni.

La tesi essenziale della psicologia della Gestalt è che il tutto, nella percezione, è più che la somma delle sue parti: la legge della "prossimità" stabilisce che gli elementi che sono più vicini tra loro verranno percepiti come appartenenti a un tutto; la legge della "similarità" stabilisce che gli elementi che appaiono simili verranno percepiti come parte della stessa forma; la "buona continuazione" denota la prevedibilità o semplicità; la legge della "chiusura" stabilisce che spesso forniamo le informazioni mancanti per chiudere una figura e separarla così dal suo sfondo; la legge del "destino comune" stabilisce che gli oggetti che si muovono nella stessa direzione e nello stesso verso verranno percepiti come appartenenti a un tutto e formanti una figura.

Il comportamento ha sempre luogo in un ambiente: una gestalt è perciò un prodotto dell'organizzazione e l'organizzazione è il processo che produce la gestalt (forma, configurazione). Secondo Wertheimer, nel processo di "organizzazione", ciò che concerne una parte della totalità è determinato da leggi intrinseche inerenti a tale totalità.

La psicologia della Gestalt ebbe un'enorme influenza su Kurt Lewin e la sua teoria del "campo psicologico"influenzandone la psicologia sociale, dell'età evolutiva, senza dimenticare le importanti indicazioni metodologiche e cliniche nel campo della psicoterapia di gruppo. In questa sede, assume particolare importanza l'assunto lewiniano riferito alle fantasie compensatorie, quelle interiori: ciò che è proibito, limitato, di difficile o di impossibile accesso, può divenire oggetto di una conversazione compiaciuta o può essere posseduto nella fantasia o nel sogno; nel sogno o nella fantasia i limiti del tempo e dello spazio, le dure mortificanti barriere imposte dalla società cedono alle esigenze di soddisfazione dei bisogni, anche di quelli violentemente antisociali.
Le fantasie compensatorie, siano esse a carattere erotico, aggressivo, omicida, esprimono desideri di potenza illimitata che ben si conciliano con le esigenze personali e non costituiscono fonte di ansia quanto invece accade con le trasgressioni reali. Secondo Lewin il campo, delimitato da rigide barriere in cui si trova confinato il soggetto frustrato, trasportato sul piano dell'irrealtà, consente una specie di soddisfazione dei bisogni.

E concludo con il cognitivismo. L'individuo, oggetto di studio del cognitivismo, è considerato come un elaboratore di informazioni. Il Sistema Nervoso Centrale viene qui visto come un organizzatore-elaboratore di informazioni che provengono sia dall'esterno che dall'interno.
La conoscenza è il risultato di un'interazione con la realtà, di conseguenza i sistemi cognitivi non sono innati ma vengono costruiti dal soggetto con l'ambiente. Perché questa interazione si conservi e si conservi l'organismo (le strutture della conoscenza), deve esistere una situazione di adattamento fra quest'ultimo e l'ambiente esterno.
L'adattamento richiede quindi il continuo instaurarsi di un equilibrio fra l'assimilazione e l'accomodamento (ne ho già parlato con Piaget). Si tratta dunque di un meccanismo di equilibrio, che agisce attraverso l'autocorrezione di errori, che si svolge in base alle informazioni esterne e alle organizzazioni cognitive esistenti.

Il termine "cognitivo" indica tutti quei processi che comportano trasformazioni, elaborazioni, immagazzinamenti, recuperi, ed altri impieghi dell'input (entrata) sensoriale.
Il cognitivismo ha posto con grande decisione in primo piano la necessità di costruire una teoria generale esplicativa della mente umana, che costituisca un valido strumento rispetto alla complessità e ricchezza delle ricerche confinanti con l'indagine psicofisica e che possa inoltre sostituire nella spiegazione del funzionamento della mente, dottrine omogenee e compatte quali il comportamentismo e il gestaltismo.

Questo... e altro ancora, è tutto ciò che uno psicologo criminologo non può esimersi, tanto per cominciare, dal conoscere.
E tutto il resto gli sarà dato dall'ingegno, dall'intelligenza e dalla pratica.


Riferimenti Bibliografici (dalla I alla IV parte):
Canestrari, Psicologia Generale - Ed. Clueb Bologna
Legrenzi, Storia della Psicologia - Ed. Il Mulino