La diffusione di Internet ha modificato in brevissimo tempo
i costumi e le modalità di intendere e organizzare le relazioni sociali e
comunicative.
Si sono ampliate le possibilità di comunicazione e di
accesso a fonti di informazione fino a ieri sconosciute e impensabili, ma il
processo che stiamo vivendo, sta aprendo la strada a fenomeni psicopatologici
che si manifestano con una sintomatologia del tutto simile a quella osservata
nei soggetti tossicodipendenti.
Si sta assistendo alla diffusione preoccupante di
una vera e propria psicopatologia che va sotto il nome di I.A.D. , Internet Addiction Disorder.
Il disturbo di dipendenza da Internet, oggetto di studio,
già dagli anni ’90, dello scienziato I.
Goldberg, che per primo ne descrisse i criteri diagnostici, è oggi considerato
una patologia del comportamento. Tale patologia, se non riconosciuta o
sottovalutata, può produrre effetti devastanti sulla salute psichica e danni
sociali, tanto quanto le dipendenze tradizionali da alcool, droghe, farmaci,
gioco d’azzardo.
T. Cantelmi e M. Talli descrivono varie tipologie di
dipendenza:
^Cyber Sexual
Addiction (dipendenza da sesso virtuale) : visitazione ossessiva di
siti porno, pratica di sesso virtuale.
^Cyber Relationship
Addiction (dipendenza da relazioni virtuali) : utilizzo incontrollato per
larga parte del giorno di email, social network, chat lines.
^Net Compulsion
(comportamenti compulsivi tramite Internet ) : giochi d’azzardo on line, giochi
di ruolo, shopping, trading.
^Information Overload
( sovraccarico cognitivo ) : ricerca compulsiva di dati dal web.
^Compulsion Addiction (uso eccessivo e compulsivo del
computer ) : giochi, gaming, solitari, playstation.
L’ American Journal
of Psychiatry raccomanda di stare in guardia quando si superano sei ore di
navigazione al giorno e iniziano a manifestarsi sintomi come insonnia,
difficoltà di concentrazione, stress fisico e mentale, irascibilità e desiderio
incontrollato dell’on line.
Tali sintomi, secondo ricercatori guidati da Hao Lei della Chinese Academy of Sciences di Wuhan, sono determinati dall’alterazione
che la “net addiction” provoca sulla materia bianca( fibre
nervose ricoperte di mielina) di alcune zone cerebrali, alterazioni già
osservate in dipendenze da alcool e sostanze stupefacenti.
Cosa può condurre ad un’utilizzazione eccessiva di Internet
e ad una psicopatologia?
La soddisfazione immediata di un bisogno, l’offerta
illimitata, l’anonimato, la possibilità di sperimentare nuove identità, il
senso di controllo e di appartenenza, l’annullamento dei limiti spaziali e
temporali, la ricerca di un antidoto alla solitudine, il possesso di un
bagaglio illimitato di informazioni. In poche parole, un desiderio
irrefrenabile di “onnipotenza virtuale”.
E’ opinione condivisa dagli studiosi che potenziali
“cyberdipendenti” siano coloro che già vivono disagi emotivi e relazionali, ex
alcolisti ed ex tossicodipendenti, coloro che conducono una vita sociale
insoddisfacente o una vita affettiva problematica. In molti casi, infatti, la
dipendenza da Internet può mascherare altri disturbi, come il disturbo
ossessivo-compulsivo, forme di ansia e depressione, disordini relazionali,
disorientamento, disistima.
Il fenomeno sta assumendo dimensioni preoccupanti fra i giovanissimi, le cui storie sono
comuni: “Restavo a casa incollato al
computer invece di andare a scuola. Giocavo fino a notte fonda e non mi
staccavo neanche per andare in bagno. Ho toccato il fondo. Dietro quella voglia
di collegarmi ad Internet ed entrare in un altro mondo, ora penso ci sia stato
un vuoto di sentimenti.” Così racconta Piero ( nome di fantasia ) che ha
deciso di uscire dalla trappola della rete e dello schermo, unico rifugio per
tutta la sua adolescenza, chiedendo aiuto all’equipe dell’ambulatorio del Policlinico Gemelli di Roma, primo centro , nato in Italia, per
curare i drogati di web.
Dalla I.A.D. è possibile uscire, ma si impone una scelta
strategica finalizzata alla prevenzione e alla promozione della salute.
E’ necessaria ed urgente un’azione rivolta ai giovani, al
loro stile di vita e di consumo, alle loro attività che, se non condotte
correttamente, potrebbero avere un impatto deleterio nell’immediato e nell’età
adulta.
Spetta ai genitori, in primo luogo, imporre regole educative
che, per essere efficaci, non devono necessariamente tradursi in divieti , ma
devono essere costruite attraverso il dialogo e la presenza costante, mai
invadente perché produrrebbe aggressività, nel mondo virtuale dei figli.
E’ fondamentale anche, affinché l’obiettivo venga raggiunto
con successo, una stretta e assidua collaborazione con le Istituzioni
Scolastiche.
Non demonizziamo l’utilizzo delle nuove tecnologie e non
trasformiamo una grandissima risorsa in una pericolosa minaccia!
Piera Denaro