venerdì 2 maggio 2008

ALLE RADICI DELLA SCIENZA DELL'ANIMA: IV PARTE - la Gestalt e il Cognitivismo

In relazione all'apprendimento, Dollard e Miller sostennero che l'imitazione sociale, gioca un ruolo centrale nelle acquisizioni sociali a partire dall'apprendimento linguistico, contribuendo a mantenere la conformità sociale e la disciplina.
In disaccordo invece Bandura: egli osservò i comportamenti aggressivi e ne dedusse che anche con un basso tasso di frustrazione, può insorgere aggressività anche solo per il fatto di osservare modelli aggressivi fortunati (che non sono stati cioè puniti).
Per ultimo, e non certo per importanza, ci occuperemo della Gestalt, del cognitivismo e delle loro implicazioni.

La tesi essenziale della psicologia della Gestalt è che il tutto, nella percezione, è più che la somma delle sue parti: la legge della "prossimità" stabilisce che gli elementi che sono più vicini tra loro verranno percepiti come appartenenti a un tutto; la legge della "similarità" stabilisce che gli elementi che appaiono simili verranno percepiti come parte della stessa forma; la "buona continuazione" denota la prevedibilità o semplicità; la legge della "chiusura" stabilisce che spesso forniamo le informazioni mancanti per chiudere una figura e separarla così dal suo sfondo; la legge del "destino comune" stabilisce che gli oggetti che si muovono nella stessa direzione e nello stesso verso verranno percepiti come appartenenti a un tutto e formanti una figura.

Il comportamento ha sempre luogo in un ambiente: una gestalt è perciò un prodotto dell'organizzazione e l'organizzazione è il processo che produce la gestalt (forma, configurazione). Secondo Wertheimer, nel processo di "organizzazione", ciò che concerne una parte della totalità è determinato da leggi intrinseche inerenti a tale totalità.

La psicologia della Gestalt ebbe un'enorme influenza su Kurt Lewin e la sua teoria del "campo psicologico"influenzandone la psicologia sociale, dell'età evolutiva, senza dimenticare le importanti indicazioni metodologiche e cliniche nel campo della psicoterapia di gruppo. In questa sede, assume particolare importanza l'assunto lewiniano riferito alle fantasie compensatorie, quelle interiori: ciò che è proibito, limitato, di difficile o di impossibile accesso, può divenire oggetto di una conversazione compiaciuta o può essere posseduto nella fantasia o nel sogno; nel sogno o nella fantasia i limiti del tempo e dello spazio, le dure mortificanti barriere imposte dalla società cedono alle esigenze di soddisfazione dei bisogni, anche di quelli violentemente antisociali.
Le fantasie compensatorie, siano esse a carattere erotico, aggressivo, omicida, esprimono desideri di potenza illimitata che ben si conciliano con le esigenze personali e non costituiscono fonte di ansia quanto invece accade con le trasgressioni reali. Secondo Lewin il campo, delimitato da rigide barriere in cui si trova confinato il soggetto frustrato, trasportato sul piano dell'irrealtà, consente una specie di soddisfazione dei bisogni.

E concludo con il cognitivismo. L'individuo, oggetto di studio del cognitivismo, è considerato come un elaboratore di informazioni. Il Sistema Nervoso Centrale viene qui visto come un organizzatore-elaboratore di informazioni che provengono sia dall'esterno che dall'interno.
La conoscenza è il risultato di un'interazione con la realtà, di conseguenza i sistemi cognitivi non sono innati ma vengono costruiti dal soggetto con l'ambiente. Perché questa interazione si conservi e si conservi l'organismo (le strutture della conoscenza), deve esistere una situazione di adattamento fra quest'ultimo e l'ambiente esterno.
L'adattamento richiede quindi il continuo instaurarsi di un equilibrio fra l'assimilazione e l'accomodamento (ne ho già parlato con Piaget). Si tratta dunque di un meccanismo di equilibrio, che agisce attraverso l'autocorrezione di errori, che si svolge in base alle informazioni esterne e alle organizzazioni cognitive esistenti.

Il termine "cognitivo" indica tutti quei processi che comportano trasformazioni, elaborazioni, immagazzinamenti, recuperi, ed altri impieghi dell'input (entrata) sensoriale.
Il cognitivismo ha posto con grande decisione in primo piano la necessità di costruire una teoria generale esplicativa della mente umana, che costituisca un valido strumento rispetto alla complessità e ricchezza delle ricerche confinanti con l'indagine psicofisica e che possa inoltre sostituire nella spiegazione del funzionamento della mente, dottrine omogenee e compatte quali il comportamentismo e il gestaltismo.

Questo... e altro ancora, è tutto ciò che uno psicologo criminologo non può esimersi, tanto per cominciare, dal conoscere.
E tutto il resto gli sarà dato dall'ingegno, dall'intelligenza e dalla pratica.


Riferimenti Bibliografici (dalla I alla IV parte):
Canestrari, Psicologia Generale - Ed. Clueb Bologna
Legrenzi, Storia della Psicologia - Ed. Il Mulino

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