giovedì 8 maggio 2008

ALLE RADICI DELLA SCIENZA DELL'ANIMA: III PARTE - il metodo scientifico


In sintesi, ecco "come" funziona il metodo scientifico:
1) identificare il problema e formulare ipotetiche relazioni di causa ed effetto tra le variabili;
2) progettare ed eseguire l'esperimento;
3) determinare la verità dell'ipotesi esaminando i dati forniti dall'esperimento;
4) comunicare i risultati.

Un'ipotesi è il punto di partenza di ogni esperimento, essa viene formulata dallo scienziato in base alle proprie ricerche o alla conoscenza.
Una teoria e una forma elaborata di ipotesi; scopo di una teoria non è soltanto la spiegazione di cose conosciute, ma anche la predizione di cose ignote.
Le variabili sono grandezze, caratteri o fenomeni che uno scienziato manipola quando esegue un esperimento: la variabile manipolata dallo sperimentatore è detta variabile indipendente, quella misurata dallo sperimentatore è detta variabile dipendente. Ci sono variabili però che non possono essere manipolate, come ad esempio il sesso, il reddito o la classe sociale, e allora in questo caso si usa l'approccio dello studio osservazione.

Per studiare il decorso temporale si possono utilizzare due strategie principali:
a) quella longitudinale, per cui lo stesso gruppo di soggetti è osservato ripetutamente nelle stesse condizioni per un esteso periodo di tempo;
b) quella trasversale, in cui sono osservati contemporaneamente nelle stesse condizioni soggetti di età diverse.

La strategia trasversale ha il merito di coprire con una sola rilevazione un arco di tempo a piacere, ma solo la strategia longitudinale consente di studiare le tendenze individuali.
L'osservazione scientifica è un'osservazione controllata, e cioè specificata, replicabile e oggettiva: può succedere che certe osservazioni non possano essere replicate ma la loro scientificità risiede nella possibilità ideale di replicarle; se un'osservazione, effettuata da altri osservatori dà gli stessi risultati, questi sono oggettivi in quanto validati; l'osservazione deve corrispondere alla realtà fenomenica dell'oggetto osservato. L'osservazione in condizioni naturali è detta anche etologica, in questo modo non vi sono restrizioni né sulla situazione né sulla risposta.
Nell'osservazione quasi-sperimentale, il soggetto è mantenuto in una situazione abituale ma il ricercatore introduce una modificazione nel modo più naturale possibile.
Nell'osservazione in laboratorio si ha il massimo di restrizioni, si manipolano le variabili e si modificano gli aspetti di cui si vuole studiare l'effetto sul comportamento.

L'osservazione, ancora, può essere diretta o indiretta: l'osservazione diretta è indispensabile quando si vuole ricostruire la storia personale di soggetti come nel caso di un'indagine anamnestica; è indiretta quando non è il ricercatore a osservare i soggetti, ma ci si avvale dei resoconti di altre persone che hanno avuto rapporti con i soggetti (un esempio può essere dato dagli interrogatori, almeno in questa sede).
I modelli usati sono:
1) modello S-R, stimolo/risposta (comportamentismo);
2) ermeneutico-comprendente (teorie psicoanalitiche, umanistiche e fenomenologiche);
3) organismico-contestualistico (teorie di Piaget).

Da queste basi presero appunto forma gli esperimenti condotti nei laboratori.

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