venerdì 15 giugno 2012

"DAL SOPRALLUOGO GIUDIZIARIO IN POI ..."

Inutile sottolineare l'importanza di professionisti quali l'Antropologo e il Patologo Forense.
Il primo non è necessariamente un medico e si occupa dei "resti" scheletrici, il secondo, invece, del cadavere.


Al di là delle intriganti immagini offerte da serie televisive tipo C.S.I. , in realtà, almeno inizialmente (cioè sul luogo del crimine), l'Antropologo usa, per il reperimento degli indizi, strumenti elementari quali il pennello e la cazzuola.
Qualora possibile (nel senso cioè di immediatamente disponibili), le impronte digitali sono il primo indizio utile per il riconoscimento e non solo della vittima; nel caso in cui i polpastrelli dovessero essere danneggiati (corpo carbonizzato), solitamente basterà immergere le dita in soluzioni chimiche particolari (vedi metanolo e idrossido di sodio) allo scopo di ammorbidire le creste papillari rendendo così possibile la tecnica dell'inchiostrazione.


Con il dato delle impronte digitali potremo già sapere, nel caso in cui la persona esiste già "registrata" nei casellari giudiziari, chi è la vittima o l'assassino; successivamente, assieme ad altri elementi quali capelli, saliva, presenza di sperma etc. , arrivare a stabilire il DNA dell'uno o dell'altro, ed ecco perché è importante non contaminare il sopralluogo, in quanto due DNA perfettamente identici non esistono.
Successivamente l'Antropologo Forense cercherà di stabilire il sesso del cadavere, l'età, la razza, la statura utilizzando tecniche quali la "ricostruzione facciale computerizzata" e la sovrapposizione di bacino, cranio e altre parti dello scheletro, confrontandole appunto con lastre già esistenti effettuate dal soggetto quando era in vita.

A questo punto entra in scena l'Odontologia Forense: attraverso la radiografia del cranio, l'esame del cavo orale, le impronte delle arcate dentali, prelievo di denti e/o apparecchi dentali, il professionista giunge a una costruzione facciale tridimensionale per dare un volto al corpo, e se siamo fortunati esisteranno già delle lastre odontoiatriche (chi non ha mai avuto bisogno di un dentista) e quindi avremo il "nome".

Nel caso in cui non ci siano a disposizione dati ante-mortem, allora si ricorrerà alla tecnica della "sovrapposizione dentaria", confrontando cioè il profilo della dentatura di quel corpo con quello di una fotografia (dove però siano ben visibili i denti) di un soggetto segnalato come "scomparso". In pratica, è lo stesso metodo che si usa per l'identificazione dei volti.


Rifacendoci sempre alle "fantasie" delle serie televisive, lo spettatore ormai pensa (grazie a C.S.I. o all'Ispettore Montalbano) sia possibile stabilire con assoluta precisione l'ora del decesso: in realtà non è proprio così (magari lo fosse) e l'unica tecnica finora a disposizione del Patologo Forense è quella del "raffreddamento", partendo cioè dalla misurazione della temperatura corporea, con una precisione che può oscillare dalle 3 alle 4 ore circa.
Nel caso di un ritrovamento di cadavere "antico" ci si affiderà alla decomposizione, stato delle ossa, ritrovamento e quindi presenza di insetti etc.

Come dire: tra la realtà e la finzione ...

Dr. Ferdinando Lo Verso

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